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Zona Umida

La Flora e la Fauna nella zona umida

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Flora e fauna delle nostre terre si sono dovute adattare all'ambiente lacustre: le piante terrestri o semiacquatiche hanno infatti dovuto superare fattori ecologici.

Per questi motivi l'evoluzione ha portato piante come quelle della famiglia delle chenopodiacee a divenire come sono, ovvero simili a piccoli cactus, con foglie carnose fuse intorno al fusto tanto da sembrare assenti. La dimensione ridotta delle foglie serve a ridurre la traspirazione, mentre l'aumento dei tessuti parenchimatici permette l'accumulo di acqua per controbilanciare il forte tasso di salinità .

Inoltre, la presenza di acqua nel substrato lo rende meno stabile: un tipo di adattamento a questo problema è dato dal canneto che, con i suoi grossi fusti striscianti sotterranei, lunghi diversi metri, dai quali si originano a intervalli regolari le piante, permette maggiore stabilità all'intera comunità vegetale.

Questa stabilità, lentamente, porterà all'interrimento, ovvero la bonifica naturale della zona palustre. Per ciò che attiene invece alla fauna, l'importanza delle aree palustri pugliesi si lega agli uccelli, sia come zona di riproduzione che come area di sosta e di svernamento, poiché delle 63 specie di uccelli che in Italia si legano al sistema delle zone umide, ben 46 si riproducono in Puglia. Anche in questo caso ci sono degli adattamenti: alcuni aironi, che abitualmente nidificano sugli alberi, nelle nostre zone umide, prive di elementi arborei, hanno posto, caso quasi unico in Italia, il loro nido a livello del suolo tra le canne di Daunia Risi: sono queste la Garzetta, la Nitticora e la Sgarza Ciuffetto. Nei canneti si trovano poi delle specie insettivore e granivore in grado di nutrirsi in questi ambienti, che vengono divise in due grandi gruppi: i Rallidi e gli Acrocefalini, di cui il Basettino sembra nidificare, per il meridione, solo nel Tavoliere.

Le Saline di Margherita di Savoia rappresentano invece la più vasta estensione regionale di ambienti umidi con acque basse e distese di fango: habitat ideale per i limicoli, cacciatori di invertebrati presenti nel limo. Anche la Volpoca preferisce questi luoghi perchè, filtrando con il becco le aree superficiali del fango, cattura idrobie, anellidi e piccoli crostacei. Allo stesso modo, anche se in maniera più sistematica, colpendo ritmicamentel'acqua e il fango da destra verso sinistra, opera la Avocetta, che nelle saline trova la sua seconda area di riproduzione in Italia.

Per concludere sulla popolazione avicola che frequenta le nostre zone umide, due sterne: il Fraticello, più adattabile alle diverse condizioni ambientali, e la Sterna Zampenere, più rara; entrambe infatti necessitano di specchi di acqua libera dove alimentarsi e di superfici di terreno aperte per nidificare, ma la seconda, distribuita in tre soli siti in Italia data la sua scarsa adattabilità (se ne contavano in tutto circa 200 copie nell'88), è meno legata all'acqua in quanto caccia volentieri anche sul terreno, catturando insetti e piccoli invertebrati. Importanti nella catena trofica delle zone umide sono anche gli anfibi, che in Puglia vengono rappresentati da Raganelle, Salamandre, Tritoni, Rospi, ma soprattutto la Rana Verde, grazie all'elevato numero che raggiungono le sue popolazioni.

Di rettili adatti ai nostri ambienti acquatici ritroviamo la Biscia dal Collare, più diffusa, e la Natrice Tesselata, più rara. Merita menzione anche un altro rettile, che in pochi immaginano possa appartenere alle nostre terre: la Tartaruga Palustre, in forte declino a causa del prelievo per collezionismo e per la bonifica degli stagni. Effettuando un inventario il più possibile completo, seguendo le indicazioni del censimento degli ambienti umidi naturali ad opera del Ministero dell'Agricoltura (‘70), la Puglia è, fra le regioni italiane, al 5° posto per superficie ed al 4° per numero di zone umide: 20.700 ha per un totale di 23 aree, sulle quali risalta quella di Margherita di Savoia, certamente la più importante.

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