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La Salina

La Storia della Salina

lavorazione del Sale
lavorazione del Sale

La storia di Margherita di Savoia vive da sempre in perfetta simbiosi con la storia della sua salina.

L’attuale Salina di Margherita di Savoia è situata lungo una fascia costiera, nella parte settentrionale della Puglia, che va dal territorio di Barletta a sud e termina a nord tra quello di Zapponeta e quello di Manfredonia (cart top tav 1 e 2 ).

I primi insediamenti risalgono al IV secolo a.C., quando gli Illiri, sbarcati dalla Dalmazia colonizzarono questa zona e la resero fertile e fiorente: sfruttando la posizione strategica tra le città di Arpi, Salpi e Canne, favorirono il commercio con l’Oriente.
Successivamente, nonostante le turbolente invasioni in Puglia, la Salina continuò ad esportare sale in Oriente e nella Repubblica di Venezia.

Le saline furono anche territorio di dominio da parte dei Romani che si insediarono attorno al lago Salpi (lago salato), attualmente zona evaporante. Di qui passava anche la via Salaria, che dall’Adriatico portava fino a Roma. Con il diffondersi del cristianesimo, Saliniis assume il nome di Sancta Maria de Saliniis (1105 d.C.) e fu donata al vescovo di Canne dal Conte di Canne Goffredo il Normanno.

Distrutta Canne, Sancta Maria de Saliniis fu ceduta nel 1158 ai Templari di Barletta. Pur avendo resistito alle varie lotte per il suo predominio e alla pressione fiscale, questo casale si spopolò quasi completamente a causa della malaria: i salinari si rifugiarono (fine 1200 inizi 1300), attorno alla chiesa di S. Agostino di Barletta, dove fondarono una comunità autonoma: le Saline si chiamarono Salinelle di Barletta. A questo primo esodo fece seguito, verso la fine del 1600, un secondo esodo, quello dei salinari che da Barletta cominciarono a stabilirsi in salina. Infatti, dopo le opere di bonifica del lago Salpi, avvenute sotto Carlo III di Borbone, furono costruite le prime abitazioni, i pagliai.

primo stemma

Nella prima metà del 1700 il centro rappresentava uno dei più grossi concentramenti di mano d’opera salariata del Mezzogiorno. Il nuovo nucleo di abitanti comincia a coltivare gli arenili, a seminare nella sabbia su cui aveva costruito le proprie capanne: era una produzione appena sufficiente per la sopravvivenza. A quel tempo era lo Stato ad occuparsi di tutte le spese (dallo stipendio al medico, al farmacista, al salassatore, e a tutte le spese occorrenti alla comunità), essendo questo popolo destinato principalmente alla coltivazione del sale.

Tra il 1700 e il 1800 ci fu un forte incremento demografico e l’espansione degli orti costieri.

Nel 1813 i Salinari si separarono dal Comune di Casale della Trinità (attuale Trinitapoli, a 5 Km. da Margherita nell’interno), del quale erano stati una frazione. Risale a questo periodo la figura del direttore-sindaco che coincideva con quella del direttore della salina. A causa del sensibile aumento della popolazione, nel 1847 oltre 1500 salinari si trasferirono nella colonia di S. Cassano (attuale S.Ferdinando, a 10 Km da Margherita).

Con il Regno d’Italia la popolazione elesse una sua amministrazione, con un suo consiglio comunale ed un suo sindaco. Da quel momento in poi i rapporti tra gli amministratori della salina e gli amministratori del comune furono controversi. Nel 1894 il comune, che ormai dal 1879 aveva preso il nome di Margherita di Savoia dalla prima regina d’Italia, ottenne dallo Stato i mezzi necessari alla sua sussistenza.

Soltanto nel 1927 questo comune ottenne il suo primo stemma civico.

Risale al 1897 la prima visita ufficiale dello Stato, compiuta dal ad opera del ministro Prinetti e dall’onorevole De Cesare, il quale in un articolo della “Nuova Antologia” del 1° Marzo 1897 dal titolo Agro Romano e Tavoliere di Puglia scrisse : “Per Margherita di Savoia il caso è addirittura inverosimile. Quella Salina rappresenta una vera ricchezza dello Stato, mentre la sua popolazione, così paziente e laboriosa, senza territorio nè strade è condannata alla miseria […]. Quella gente ancora spera di avere un territorio che emerga dalla palude”. La Salina sembrava un campo per lavori forzati, che tra l’altro ha ospitato i prigionieri di guerra, portati qui in mancanza di mano d’opera).

Ma si dovette aspettare gli anni Sessanta del 1900 per essere testimoni di una vera e propria rivoluzione tecnologica all’interno della salina : dalla fase artigianale si passa a quella industriale: nasce la macchina-raccoglitrice (detta anche macchina-carello[, oggi in disuso). Il Saliniere da operaio manovale-contadino si trasforma in meccanico, elettricista, motorista. Nasce la divisione del lavoro, l’operaio specializzato.

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