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sono terreni nati a seguito della bonifica della palude salsa retrodunale attuata mediante colmata artificiale
Viene eseguita, nei primi tempi, a mezzo di ceste trasportate dai contadini i quali prelevavano la sabbia dalla duna e la portavano a colmare la palude a tergo delle dune.
Gli Arenili
All'inizio la zona sistemata si limitava a qualche decina di metri dalla duna; in seguito, con l'impiego di carretti, la fascia si estese fino a conquistare alla palude oltre un migliaio di metri dal cordone dunale.
Sulla palude, a quota zero, ricoperta da vegetazione immersa in una decina di centimetri d'acqua salsa , furono distesi 60 cm di sabbia prelevata dalla duna; si procedette poi con una energica letamazione con 200 q.li/ ha di letame di pecora; talvolta si impiegavano fino a 400 q.li per sopperire alla sterilità delle dune. Dove la vegetazione palustre era molto densa si procedeva con una aratura, prima dell'inizio della colmata. Nel caso in cui venivano utilizzate sabbie ancora salse bisognava attendere tre-quattro anni prima che le piogge operassero quel dissalamento necessario a rendere coltivabile l'arenile.
L'arenile si formava anche nel sito di sbancamento della duna la cui sabbia veniva utilizzata per la colmata. L'unica accortezza richiesta era quella di far rimanere i 60 cm di sabbia sulla falda acquifera. Sull'arenile così realizzato le colture crescevano come se fossero irrigate; e così nella torrida estate del Tavoliere ai margini di una terra bruciata dal sole, ad un osservatore che da Manfredonia si recava a Barletta attraverso la statale 159 delle "Saline" si presentava ,quasi all'improvviso, una distesa di campi perfettamante livellati, cosparsi di migliaia di casette e capanne, intensamente coltivati ad ortaggi d'un bel colore verde intenso caratteristico delle zone irrigue.
Ciò che destava una certa sorpresa era il fatto che uno spessore di sabbia maggiore o inferiore ai 60 centimetri non permetteva di raggiungere i risultati tipici dell'arenile. Il Colacicco era dell'opinione che data la granulometria di quel tipo di sabbia, con spessori inferiori risale la salsedine per capillarità e con spessori maggiori non si verifica quel fenomeno che permette all'apparato radicale della pianta di essere alimentato dall'acqua. Si giunge così all'ipotesi che la elevata temperatura, 40°-60°, raggiunta dalla sabbia in estate, provoca una notevole evaporazione dell'acqua sotterranea - quasi sempre salsa come quella del mare - e così le radici vengono inumidite dal vapore acqueo.
Allo stesso tempo non si escludeva la eventualità di un concorso delle microprecipitazioni o precipitazioni occulte tipiche delle sabbie desertiche, specie se collegate alle normali precipitazioni. Queste avrebbero portato alla creazione di uno strato di acqua dolce galleggiante sull'acqua salsa freatica. In questa ipotesi la subirrigazione sarebbe potuta avvenire sia per capillarità che per evaporazione. Ma perchè il sistema avesse potuto funzionare era necessario che si attuassero le condizioni pedologiche descritte. I tecnici, visti gli esiti conseguibili, ravvisarono la possibilità di estendere la formazione degli arenili a quella vasta area costituita da tutte le innumerevoli piccole paludi salse retrostanti il cordone dunale.
Da qui gli arenili di Zapponeta e Margherita di Savoia che si estendono fra il Carapelle e l'Ofanto per una lunghezza di circa 30km e una larghezza media di circa 2 km. Il tipo di agricoltura che predomina nella zona degli arenili è quello attivo-intensivo, caratterizzato da un elevato grado di attività. Infatti, date le piccolissime dimensioni aziendali, il fattore produttivo principale è il lavoro. Dal punto di vista pedologico, gli arenili sono terreni sabbiosi, di colore grigio, sciolti e facili a lavorarsi, profondi, senza scheletro, molto permeabili, dotati di bassa capacità di ritenuta idrica e poveri di elementi nutritivi.
Gli arenili devono considerarsi costituzionalmente poco fertili, ma è noto che, con razionali concimazioni, la loro fertilità può raggiungere gli elevati livelli dei migliori terreni agrari adatti per le colture ortive irrigue. La zona è interessata da una falda acquifera freatica che si trova a profondità variabile da 2 a 10 metri. Lungo la fascia litoranea, la falda freatica, per via delle infiltrazioni marine risulta avere un elevato contenuto in cloro che la rende inutilizzabile ai fini irrigui, salvo in poche aree circoscritte dove si richiedono tecniche irrigue in modo da assicurare una abbondante frazione di lisciviazione, favorita dalla particolare tessitura del terreno e in modo da evitare accumuli di sale nella zona radicale delle colture ortive praticate. A ridosso della fascia degli arenili si riscontrano, come già riferito, terreni alluvionali recenti. Sono terreni limo-argillosi poveri di scheletro, di media compattezza, di ridotta permeabilità e con elevata capacità di ritenzione idrica.
La dotazione di elementi nutritivi è nel complesso buona e pertanto i terreni sono da considerare di elevato grado di fertilità attuale e potenziale, soprattutto dopo aver subito l'azione di rimescolamento del sottostante strato sabbioso che ne migliora e talvolta ne elimina la scarsa capacità drenante. Dalle analisi del terreno effettuate, risulta che gli arenili presentano una reazione subalcalina, con basso tenore di calcare attivo, dotati di fosforo e magnesio scambiabile, mediamente dotato in potassio scambiabile e scarsamente dotato di microelementi (manganese, rame, zinco, boro). Buono si presenta il parametro agronomico relativo al rapporto carbonio/azoto. Per ultimo si riscontra una situazione di rischio emergente di salinità.
Ordinamento colturale
Le coltivazioni praticate sono quelle erbacee con indirizzo produttivo ortivo. I principali beni agricoli prodotti sono i cosiddetti ortaggi principali: patate, cipolle, carote. La destinazione colturale degli arenili ha subito, nel corso degli anni, una notevole e continua evoluzione classificabile, in base all'importanza assegnata dalle aziende.
Fino al 1940 patate cetrioli pomodori e angurie dal 1940 al 1985 carote cipolle patate dal 1985 al 1992 cipolle patate carote Dal 1992 patate cipolle carote In particolare, nell'area dell'attuale distretto 16, prima dell'irrigazione pubblica, l'ordinamento colturale era basato sulla seguente ripartizione: - su superficie integrante: carota 800 ha, patata primaticcia 50 ha; - su superficie ripetuta: cipolla 670 ha, patata comune 130 ha, pomodori 20 ha , angurie 30ha. Con la trasformazione irrigua sono migliorate le rese unitarie e sono state introdotte nuove varietà di ortive senza modificare radicalmente l'ordinamento colturale ortivo esistente ritenuto il più rispondente alle esigenze produttive della zona degl'arenili. Nel corso dell'anno, il terreno, grazie alla sua fertilità e a condizioni climatiche favorevoli, viene utilizzato per ben 2 volte,dando quindi 2 raccolti: uno primaverile-estivo e uno autunnale-invernale.
Durante il primo raccolto, il terreno viene cosi' destinato:
- 60% produzione cipolla
- 30% produzione patata
- 10% produzione varia ( pomodori, angurie, cetrioli, legumi, ecc. per uso familiare)
Durante il secondo:
- 60% produzione patata
- 10% produzione carota
- 27% terreno libero per trapianto cipolla primativa.
La Carota
La tecnica colturale seguita inizia con la fresatura e concimazione di fondo del terreno. Essa viene seminata nel periodo fine agosto-settembre a spaglio; seguono le operazioni colturali d'impagliatura e fresatura ( per interrare il seme e la paglia) ed infine d'irrigazione.
Dopo la fase del diradamento si praticano normalmente 2-3 trattamenti antiparassitari e una buona concimazione di copertura a base di prodotti ammonici. La raccolta si effettua nel periodo gennaio-metà marzo: le carote vengono estirpate una per una, si eliminano le foglie e si raccoglie il prodotto in cassette o sacchi di plastica. Le cultivre utilizzate sono la Nantes, per il 30%, seme locale riprodotto derivante dalla vecchia S. Lorenzo, che ha dimensioni medio grandi con fittone terminante a punta che mal si adatta alle moderne tecniche di manipolazione. La resa normale della carota in questa zona è di circa 600 q.li / ha.
La carota rappresentava, fino al 1985, la principale produzione degli arenili. Soprattutto negl'ultimi 5-6 anni , la porzione di terreno destinata dalle aziende per la produzione della carota è diventata del tutto irrisoria rispetto ai decenni precedenti, ed è stata quasi interamente sostituita dalla produzione della patata primaticcia. La causa principale di questo processo è da ricercarsi nella commercializzazione del prodotto e quindi nella scarsa competitività in termini di qualità e bassa remuneratività del prezzo di mercato.
Proprio il prezzo di mercato ha indotto le aziende a sostituire la piantagione della carota con quella, ben più remunerativa, della patata primaticcia. La causa della scarsa commercializzazione della carota è diretta conseguenza della mancanza di innovazioni tecnologiche e quindi di meccanizzazione delle tecniche produttive, impedita dalle piccolissime dimensioni aziendali.
La Patata
la coltura piu' importante è la patata.
La patata viene coltivata in due distinti periodi, nell'arco di uno stesso anno agrario, ottenendo due raccolti o produzioni:
- Prima produzione: Patata comune, (molto primativa)
- Seconda produzione: Patata primaticcia
Le operazioni colturali della patata comune iniziano con la fresatura del terreno seguita dall'impagliatura, consistente nello spargere a mano la paglia sul terreno; si procede poi alla concimazione di fondo e/o alla letamazione; con una successiva fresatura s'interra la paglia e il concime.
La patata comune viene seminata nel periodo gennaio-febbraio impiegando seme selezionato importato dall'Olanda. Questa operazione viene effettuata a mano, servendosi di rudimentali pale, interrando il seme in buche di 25-30 cm di diametro e 20 cm di profondità. Il seme utilizzato consiste nella patata da seme di prima generazione, tagliata in più pezzi prima della semina. Successivamente vengono praticate le concimazioni di copertura, le opportune adacquate, secondo intervalli prima indicati, e 3-4 trattamenti antiparassitari.
La raccolta viene fatta a mano, estirpando le piante una ad una, e raccogliendo il prodotto in cassette di plastica. La notevole escursione termica che caratterizza il clima in questa zona nel periodo marzo-aprile, fondamentale, sotto l'aspetto biologico, per l'ingrossamento del tubero e soprattutto, dal 1992, la disponibilità di acqua per uso irriguo, sono le cause che permettono una maturazione precoce del tubero e quindi una raccolta, nel periodo aprile-maggio, anticipata rispetto ai principali concorrenti nazionali ed esteri, permettendo quindi competitività sui mercati esteri e di poter spuntare prezzi più remunerativi.
Questo raccolto primaverile-estivo viene così destinato dalle aziende agricole: circa il 50% viene commercializzato, mentre l'altra metà viene reimpiegata all'interno dell'azienda e destinata, per una piccolissima parte, ad uso familiare e l'altra parte viene impiegata come seme per il secondo raccolto annuale, quello autunno-invernale.
Queste patate vengono seminate nel periodo fine agosto-settembre e sono già mature e pronte per la raccolta nel periodo novembre-dicembre. Le operazioni colturali per questo secondo raccolto sono del tutto simili a quelle relative alla patata comune; l'unica differenza consiste nel seme utilizzato, rappresentato da patate di seconda generazione, selezionato dal raccolto precedente e conservato fino al momento della semina; si tratta di patate di piccola pezzatura, 5 - 10 cm di diametro. Questo raccolto di patata primaticcia viene quasi interamente commercializzato. La patata, nel periodo della piena maturazione, riesce a raggiungere una resa di circa 300 q.li / ha. Le principali sono: elvira, sieglinde, spunta, nicola.
La Cipolla
La cipolla rappresenta, in ordine d'importanza, la seconda coltura degl'arenili.
Le fasi principali della coltivazione di questo prodotto sono: nel periodo fine agosto-settembre , i diversi semi (trattasi di seme locale selezionato ) vengono piantati nei vivai ; dalla metà di novembre fino alla fine di febbraio si procede con il trapianto delle piantine che giungono a maturazione nel periodo metà aprile-metà luglio.
Le operazioni colturali principali relative ai semenzai sono: fumigazione, effettuata 15-20 giorni prima della preparazione del vivaio e preceduta di norma da un'adacquata per permettere un'effetto più efficace del prodotto iniettato; dopo la fresatura si procede all'apertura del semenzaio con la zappa a mano. Il semenzaio ha una larghezza di 1-1,5 metri ed una larghezza pari a quella dell'appezzamento; seguono le operazioni di concimazione e di semina, effettuata a mano, la copertura con paglia, l'irrigazione e 4-5 trattamenti antiparassitari.
Prima del trapianto delle piantine il terreno da coltivare viene trattato con una fumigazione di metansodio; l'operazione viene effettuata a mano, servendosi di paloiniettore; seguono poi le operazioni di fresatura con motozappa e di giuncatura effettuata, quest'ultima, sia lungo il perimetro, sia a 3 metri di distanza l'un dall'altra parallelamente al lato minore.
La concimazione di fondo viene effettuata usando principalmente perfosfato minerale e solfato biammonico; all'occorrenza si pratica anche la letamazione. Segue, poi, l'impagliatura e con una successica fresatura s'interra concime e paglia. Dalla metà di novembre fino alla fine di febbraio si procede col trapianto delle piantine, effettuato a mano , una per una; seguono le operazioni di diserbo, di concimazione di copertura, usando urea o prodotti ammonici, 3-4 trattamenti antiparassitari a base di rame e zolfo, e di interventi irrigui.
Le piantine giungono a maturazione nel periodo che va dalla metà di aprile alla metà di luglio. La raccolta viene effettuata a mano, estirpando le cipolle una per una, e raccolte in cassette di plastica aventi capienza di 25kg.
Le varietà principali, che sono selezioni locali, si distinguono nelle seguenti varietà: marzaiola, maggiaiola, giugniese, agostana.
Il prodotto raccolto viene interamente commercializzato in Italia e all'estero.
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